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SILVANO ANTONELLI
Il suo curriculum
IL TEATRO COME LINGUAGGIO
L’idea che ha sempre guidato il mio modo di intendere il teatroragazzi, sia sotto l’aspetto della produzione di spettacoli che per ciò che riguarda i laboratori per bambini, ragazzi, insegnanti, educatori e adulti, è che il fare teatro debba nascere da una frequentazione del proprio destinatario.
Questa idea affonda le sue radici nel movimento dell’animazione teatrale nato tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 del secolo scorso. Declinare questa idea nell’ambito della formazione penso significhi intendere il teatro non tanto come un “prodotto” ma come un “linguaggio”. Il linguaggio più antico che l’uomo abbia usato. Un linguaggio che si è evoluto e modificato nel corso di millenni ma ha sempre mantenuto la sua radice nella profonda necessità dell’uomo di esprimersi e comunicare “imitando” il mondo. Facendolo proprio. Come nel gioco infantile.
Attenzione però, non un gioco chiuso in se stesso ma, un gioco che diventa intenzionale e, partendo dall’espressione, si fa comunicazione. Attraverso l’emozione.
Qui sta, ritengo, la grande possibilità di dialogo che l’attività teatrale può offrire ai contesti educativi e aggregativi quali, ad esempio, la scuola. Il teatro, semplicemente, è perfettamente complementare ai compiti formativi della scuola perché, di fianco alla dimensione cognitiva, può attivare la dimensione emotiva.
Intorno a queste idee di fondo ho costruito tutti i percorsi di laboratorio che ho fatto e che continuo a progettare.
Attività che hanno alla base la condivisione degli elementi espressivi del teatro: l’uso dell’immaginazione, del gesto, della voce, dello spazio, dell’azione, della capacità di costruire “drammaturgia”, cioè la capacità di costruire un discorso con i modi del teatro.
Che hanno al centro l’attitudine all’ascolto dell’immaginario e della quotidianità dei bambini e dei ragazzi.
Che non hanno l’obbiettivo di costruire piccoli o grandi attori ma di far fare un’esperienza creativa individuale e collettiva.
Convinto che la creatività stia alla base delle capacità e delle competenze utili ad affrontare la vita.
Il continuo sperimentare mi ha portato inoltre ad esplorare le possibilità date dalle nuove tecnologie digitali. Non per sostituire la dimensione fisica della “presenza”, che solo il teatro prevede, ma per integrarla e farla dialogare con i mezzi di comunicazione usati quotidianamente. E, anche attraverso di essi, tessere una comunità educante fatta di ragazzi, insegnanti, genitori.